La nostra Europa contro i populismi

«Chiunque si accinge ad una grande impresa lo fa per dare qualcosa ai suoi contemporanei e a sé, ma nessuno sa in realtà se egli lavora per loro e per sé, o per loro e per i suoi figli … o per una più lontana, non ancora nata generazione che riscoprirà il suo lavoro incompiuto e lo farà proprio»

Altiero Spinelli

 

Mentre chiudo la news di maggio si sta definendo il nuovo Governo a maggioranza Lega e 5 Stelle.

Sono passati 88 giorni e tra veti e controveti, attacchi sciagurati e pericolosi all’unica Istituzione rimasta in piedi e garante di tutti noi, la Presidenza della Repubblica stiamo assistendo al debutto dell’esecutivo sostenuto da due forze che molto hanno promesso al ‘popolo’ italiano in campagna elettorale. Ora è il momento di governare e di dimostrare che si possono mantenere le promesse, obiettivo per cui serve anche la ‘cultura di governo’, ossia anche capacità di mediazione, confronto, e alla fine sintesi. Doti che, durante questo lungo teatrino, si sono viste poco.

Al netto dei tanti commenti che abbiamo letto aggiornando ogni giorno la ‘sceneggiatura del film’ rimane il ritratto di un Paese impoverito, smarrito, preda di sondaggi e campagne elettorali permanenti, asservito ad un linguaggio semplicistico quando non pericolosamente sovversivo, a promesse e scenari improponibili, incapace di produrre un minimo pensiero critico. “Popolo” vs “establishment,” in una mescolanza continua in cui si scopre che gli assertori populisti sono spesso parte integrante delle élite (il neo ministro alle Politiche Comunitarie, prof. Savona, cosa altro e?) in cui, all’orizzonte, viene evocata la ‘liberatoria’ uscita dall’euro, da un’Europa vorace e punitiva.

Non mi sento devota ai mercati, alle agenzie di rating, alle banche, anche se abbastanza realista da sapere che ci devo fare i conti e che si deve continuare a chiedere flessibilità ed investimenti. Non mi piace l’Europa che non garantisce lavoro, dignità delle persone, protezione dei più deboli. Non mi riconosco nell’Europa delle disuguaglianze, dei muri, delle discriminazioni.

Ma continuo a pensare che l’Europa sia stata e possa essere altro. E’ l’unico spazio collettivo su cui costruire il tempo che verrà.

Riprendendoci quel ‘disegno umanista dei padri fondatori’ che voleva proiettarci in un futuro europeo di democrazia e civiltà’. Agli antipodi sia da un continente governato dal mercato e dal liberismo, sia dalla follia del ‘disegno sovranista, securitario e trumpista’ di Salvini.

Antonella Incerti