Antonella Incerti mette al centro del suo impegno la parità di salario e una serie di provvedimenti per conciliare lavoro e famiglia
Secondo Antonella Incerti, candidata alla Camera dei Deputati (collegio uninominale 11), nonostante alcuni miglioramenti intervenuti negli ultimi anni, la possibilità per le donne di entrare nel mondo del lavoro è ancora troppo bassa, inferiore di circa il 27% rispetto agli uomini, anche se nella provincia di Reggio Emilia il tasso di occupazione femminile si attesta al 61%, contro il 48% del dato nazionale, secondo solo a Bolzano.
Le donne italiane, inoltre, faticano di più: molto spesso spetta a loro il compito di accompagnare i figli a scuola, di prendersi cura della casa, di assistere i parenti anziani: si sobbarcano insomma tanto lavoro non retribuito, mentre a livello professionale continuano a guadagnare meno dei colleghi maschi. Il motivo? Non solo discriminazioni – che pure esistono – ma anche perché spesso sono occupate in settori meno retribuiti, oppure perché hanno lavori part-time.
“Negli ultimi cinque anni abbiamo introdotto alcuni provvedimenti positivi – commenta Antonella Incerti – ma il Partito Democratico ha tante altre proposte concrete in materia di pari opportunità. Nel mondo del lavoro, occorre riformulare l’organizzazione delle politiche di genere. Dalla rappresentanza nelle istituzioni alle aziende, fino all’eliminazione di tutte le discriminazioni salariali e di ingresso al lavoro. Il mio lavoro da parlamentare è andato sin da subito in questa direzione con la presentazione della proposta di Legge quadro per la parità dei sessi e contro le discriminazioni di genere come prima firmataria. Non solo parità uomo/donna ma, parità a 360 gradi”.
Per Incerti, l’attenzione al lavoro femminile significa anche sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita delle lavoratrici. Un impegno concreto che ha caratterizzato il lavoro della candidata nella legislatura precedente, durante la quale ha presentato come cofirmataria altre proposte di legge relative per esempio all’accesso delle lavoratrici alla pensione di vecchiaia e a contributi previdenziali per il riconoscimento dei lavori di cura famigliare e altre norme sempre in materia previdenziale a favore dei lavorati che assistono famigliari gravemente disabili.
Il piano per il potenziamento dei servizi per la fascia di età 0-6 (ridisegnato l’assetto dei nidi e della scuola dell’infanzia, altri provvedimenti in materia di congedi parentali, la riduzione delle rette sono andati tutte nella direzione di favorire la possibilità per le donne di trovare un’occupazione e, al tempo stesso, gestire al meglio tutti gli aspetti relativi al lavoro di cura non retribuito.
Per la prossima legislatura, il programma del PD si pone l’obiettivo di proseguire su questa linea di azione. Tre esempi da sottolineare: estensione del sostegno a partire da 80 euro per ogni figlio fino ai 18 anni, investimento di ulteriori 100 milioni all’anno per un piano nazionale degli asili nido, introduzione della Carta universale dei servizi dell’infanzia (400 euro al mese per i primi tre anni da spendere per asilo, servizi di cura, babysitter).
Conclude Incerti: “Il lavoro di cura va riconosciuto sia per i figli sia per i famigliari, come ad esempio i genitori, anche a fini pensionistici come avviene in Germania”.